IMMACOLATA IN GLORIA CON ANGELI MUSICANTI, SANTA ROSA DA VITERBO, SANTA LUDOVICA, SAN PIETRO D’ALCANTARA, RE DAVID, SAN DOMENICO, SAN FRANCESCO D’ASSISI, SAN DIEGO (DIDACO) E SAN GIORGIO

Ambito/Autore : Ambito veneto (?)

Periodo storico: 17° secolo
Anno: 1600-1625
Soggetto: Immacolata in gloria con angeli musicanti, Santa Rosa da Viterbo, Santa Ludovica, San Pietro d’Alcantara, Re David, San Domenico, San Francesco d’Assisi, San Diego (Didaco) e San Giorgio
Luogo di conservazione: Borgo Valsugana, chiesa di San Francesco d’Assisi
Materia e tecnica: olio su tela, cm 205 x 105

Descrizione:

La pala ha subito nel 1952 un pesante intervento di A. Gozzaldi, al quale spetta il monogramma sul retro. L’accurato restauro di Serafino Volpin operato nel 1981-1982 ha recuperato i valori pittorici dell’opera dopo le manomissioni degli anni Cinquanta (Chini 1980, p. 343).

Nei confini delle pale d’altare francescane nella stagione post tridentina, è questo senz’altro uno dei dipinti più rilevanti sul piano iconografico. Viene istituito un saldo legame tra i francescani Riformati, rappresentati dai numerosi santi nell’ordine inferiore, e il culto dell’Immacolata concezione. Accanto alle figure più ricorrenti, come San Francesco, San Pietro d’Alcantara, Santa Rosa da Viterbo, sfilano la beata Ludovica Albertoni (acclamata come santa alla sua morte ma beatificata solo nel 1671) e San Diego (o Didaco) d’Alcalà, entrambi distinti esempi di carità militanti nel Terz’Ordine. La presenza di San Domenico, calorosamente abbracciato al fondatore dell’ordine francescano, rientra in un filone iconografico volto ad associare i grandi padri degli ordini mendicanti; ma il loro fraterno incontro rappresenta in questo contesto uno specifico messaggio, indirizzato alla ‘rappacificazione’ di domenicani e francescani sulla disputa dell’Immacolata concezione di Maria. Come mi segnala Alessandra Galizzi Kroegel (al cui contributo rinvio), l’immagine della riconciliazione trova un rilevante motivo di diffusione, proprio in ambito francescano, nel frontespizio dell’”Armamentarium seraphicum” di Pedro Alva y Astorga, edito a Madrid nel 1649 (fig.).

In funzione di dichiarata devozione mariana si comprende la presenza, nel dipinto, di Re Davide, ovvero di colui che prefigurò la purezza della Madre di Dio. Non è invece esplicito il significato assunto da San Giorgio, all’estrema destra, se non in rapporto all’onomastico di un possibile ma ignoto patrono. Mancano del resto le fonti contestuali alla nascita dell’opera e la prima notizia risale solo al 1698, ovvero alla consacrazione degli altari, tra i quali quello dell’Immacolata con il dipinto in oggetto (Stenico 2001a, p. 149), citato successivamente dal Tovazzi.

Se l’inventario del 1966, nell’imbarazzo di individuare una cronologia, lo definisce “tipo Craffonara”, Stenico ne fissa il corretto contesto temporale (pur eccedendo nell’attribuzione a Martino Teofilo Polacco). Fabris accosta l’opera ai modi di Lorenzo Fiorentini senior, mentre Del Pero non affronta la questione attributiva. A mio avviso ci troviamo di fronte ad un’opera estranea al circuito dei Fiorentini, che si acclimata alla pittura veneta di primo Seicento. La figura della Vergine immacolata sembra rappresentare il prototipo dell’Immacolata concezione nella chiesa francescana di Mezzolombardo (cat. 87).

Fonti: Tovazzi, Relatio Prima, p. 44; ACPFM, Inventario 1962, p. 642, n. 14; PAT 27064 SBC Floris 1980/ OA/ 00027064.

Bibliografia: Chini 1980, p. 343; Onorati 1982, p. 178; Stenico 2001a, p. 378; Fabris 2004, p. 46; Delpero 2008, pp. 533, 539-540, 542; Fabris 2009-2011, I, p. 60.