Ambito/Autore : Antonio Longo
Periodo storico: 19° secolo
Anno: 1802
Soggetto: Madonna con Bambino, Dio Padre e lo Spirito Santo
Luogo di conservazione: Cles, convento, refettorio
Materia e tecnica: olio su tela, cm 89 x 66
Descrizione:
Dopo il documentato intervento di Luigi Toni di Mantova (1949), le tele sono state sottoposte in tempi più recenti a restauro conservativo. Nonostante rechino date diverse, i dipinti costituiscono pendant per entità dimensionale e foggia della cornice a perle e foglie, probabilmente opera dello stesso Longo che ha lasciato sul verso di entrambe il caratteristico monogramma.
È Rasmo (Antonio Longo pittore, p. 147) a riportare la notizia dell’esistenza di un inedito dipinto raffigurante la Trinità a Cles datato 1810, mentre nulla viene detto della tela di tema mariano.
A dispetto di firma e data, le notizie fornite dalla cronaca del convento (e riportate da Stenico) sono molto discordanti: “Il pittore don Antonio Longo da Varena, donò un quadro rappresentante una Madonna, di sua fattura, a questo convento”. Se l’opera è identificabile nella Madonna con Bambino, Dio Padre e lo Spirito Santo, è doveroso concludere che il dono dell’artista segue di diciassette anni l’esecuzione dello stesso, datato 1802.
È interessante osservare che il pittore fiemmese, ormai prossimo alla morte, procedette ad altri donativi nel corso del 1819. Al convento di Mezzolombardo “Furon donati…dal pittore don Antonio Longo da Varena, un quadro rappresentante la ss. Trinità, uno un Crocifisso, ed uno S. Antonio, di sua fattura”. È utile farne menzione poiché tutti e tre i quadri non sono rintracciabili a Mezzolombardo ed il primo potrebbe essere individuato nel Trono di Grazia custodito a Cles.
A margine di queste note inerenti a prove pittoriche di Longo per i francescani di Cles va inoltre rammentato che Rasmo (Antonio Longo pittore, p. 146) dice irreperibile un Crocifisso donato nel 1806 al padre guardiano Anacleto di Cles per essersi fatto tramite nella consegna del progetto di ampliamento della parrocchiale dello stesso borgo. Questo dipinto è forse identificabile in uno dei due ad Arco.
Per quanto riguarda il contesto critico dei dipinti, appare evidente la piena appartenenza agli anni tardi e non troppo felici del catalogo di Longo, dopo la lunga parentesi capitolina della quale le prove pittoriche serbano timida eco.
Fonti: Morizzo, III, p. 409; ACPFM, busta 307, Inventario 1927, n. 37; busta 244, Inventario 1959, p. 655, n. 3-4; SBC Chini 1981/ OA/ 00034630-34631; ACSA, Inventario 2013, p. 1.
Bibliografia: Antonio Longo pittore, p. 147; Stenico 2004c, pp. 65, 291.