Ambito/Autore : Ambito veronese
Periodo storico: 18° secolo
Anno: 1750-1775
Soggetto: Santa Margherita da Cortona in preghiera davanti al Crocifisso che reclina la testa verso di lei
Luogo di conservazione: Pergine Valsugana, convento, I piano, corridoio, ripostiglio
Materia e tecnica: olio su tela, cm 162,5 x 109; misure della cornice: cm 181 x 126
Descrizione:
Il dipinto meriterebbe, per la sua qualità, un accurato restauro; è oggi gravato da intensa craquelure e da non poche cadute della pellicola pittorica che si presenta altresì offuscata e alterata per ossidazioni. Mancano precisi ragguagli storici in grado di porre in luce la vicenda dell’opera. Fino al 1961 essa si trova nella navata della chiesa (inventario 1961) e figura tra i dipinti scampati al furto del 1978.
Santa Margherita (1247-1297), inginocchiata in estatico rapimento, mira Cristo crocifisso che si volge verso di lei staccando il capo dal duro legno della croce e la chiama “mia poverella”. Nel margine destro della tela è la sagoma vivace del fedele cagnolino che la tradizione vuole abbia accompagnato Margherita a scoprire il cadavere dell’amante, l’evento che segnò la conversione della donna, qui espressa dal pianto e dai due angioletti che ostentano il flagello e il cilicio.
La sapiente orchestrazione luministica, ottenuta ponendo la figura di Cristo con le spalle verso il riguardante e la santa nell’ombra profonda dell’ambiente domestico, illuminato dalla luce sovrannaturale proveniente dal Crocifisso, sortisce una notevole accentuazione del tono devozionale e patetico della scena. Il dipinto segue indubbiamente la canonizzazione della santa cortonese il 16 aprile 1728 per volere di Benedetto XIII. Fu in questa occasione che la santa, tra le più ammirate espressioni femminili del sentire francescano, venne ribattezzata Nova Magdalena, quale esempio di conversione da una vita dissoluta.
Salvatore Piatti riporta l’opinione espressa nell’inventario del 1962 secondo la quale il dipinto potrebbe spettare all’Unterperger, tanto che nell’inventario del 2002 si allude espressamente a Francesco. Non è chiara la fonte di questo giudizio, forse indotto dall’esistenza di un’opera certa di Francesco Unterperger nello stesso convento (cat. 217). Comunque sia, pare inappropriato il riferimento all’artista fiemmese a proposito di un dipinto che manifesta invece i connotati della pittura di metà Settecento nell’area tra Verona, Brescia e Mantova. Più nello specifico il tono patetico ma in fondo assai classicista indirizza verso la cultura scaligera nella declinazione offerta da pittori che frequentano l’area del Sommolago come ad esempio Luigi Sigurtà, al quale spetta peraltro una pala nella chiesa delle Grazie ad Arco (cat. 238).
Fonti: ACPFM, busta 244, Inventario 1962, p. 663, n. 17; SBC 1980/ OA/ 00019245; ACSSR, Inventario 2002, p. 7.
Bibliografia: Piatti 2000, pp. 432.