Ambito/Autore : Ambito veneto
Periodo storico: 17° secolo
Anno: -
Soggetto: Testa di San Francesco d’Assisi
Luogo di conservazione: Cles, convento, clausura, corridoio
Materia e tecnica: olio su tela applicata su tavola, cm 23 x 17
Descrizione:
La prima parte dell’iscrizione sul tergo indica che il piccolo dipinto venne donato da un anonimo frate (acronimo “H. Z. S. A.”) a padre Marcellino da Tenno, identificabile in Marcellino Armani da Ballino, morto a Roma nel 1776 come penitenziere apostolico al Laterano. Grande predicatore, esercitò il proprio ministero a Vienna e in numerose città del nord e centro Italia: Brescia, Osimo, Jesi, Montecchio di Camerino, Roma (Dell’Antonio 1947, pp. 173-174).
La seconda parte dell’iscrizione non indica l’autore di questo dipinto, come sino ad oggi creduto (Stenico), ma si rapporta al presunto ritratto del Poverello di Assisi dipinto nel 1219 da pittore Julio o Tulio da Perugia.
L’antichità della venerata immagine è alla base delle repliche prodotte in funzione devozionale. Tra queste doveva figurare il dipinto posto in origine nella sacrestia del convento francescano di San Girolamo ad Asolo. Lo si evince dalla Historia serafica, overo Cronica della Provincia di Sant’Antonio edita da Pietro Antonio da Venezia nel 1688 (p. 102), nella quale viene trascritta la lunga e identica iscrizione a tergo del “Quadro non molto grande, con l’effigie del padre S. Francesco al naturale molto bella, & antica”.
Arduo stabilire se padre Marcellino avesse ricevuto la copia dell’esemplare asolano (si noti che la lettera “A” a termine dell’acronimo del donatore potrebbe accreditare questa ipotesi) o una replica circolante nell’Italia centrale, date le sue intense peregrinazioni tra Marche e Lazio.
Secondo Rasmo l’opera risale al XVIII secolo, ma la condotta della pennellata e la tipologia della tela (diagonale) rimandano piuttosto alla pittura di area veneta nel primo Seicento.
L’interesse di quest’opera è in ogni caso più che altro di natura storica, poiché contribuisce ad attestare le intense relazioni dapprima con la Provincia Veneta di Sant’Antonio, poi con la Custodia Riformata di Venezia o di Sant’Antonio, istituita nel 1598 e del quale facevano parte i conventi di Trento e Arco. Interessante osservare che la neonata Custodia, posta sotto la guida di padre Pacifico da Venezia, vide come Discreti (collaboratori del Custode), padre Pietro da Arco e padre Lorenzo da Asolo. Circa i rapporti con francescani di Asolo, è inoltre utile evocare almeno le figure di Stefano da Asolo, confessore a Trento dal 1567 al 1569 e di padre Marco da Asolo, eletto guardiano di San Bernardino nel 1603 (Tovazzi, Relatio Secunda, p. 11). È del tutto verosimile che il quadro sia giunto solo in un secondo momento nel convento di Cles, di fondazione seicentesca.
Fonti: ACPFM, busta 244, Inventario 1959, p. 656, n. 16; PAT, n. 23317; ACSA, Inventario 2013, p. 2.
Bibliografia: Molinari 1926, p. 296; Esposizione di pittura sacra, n. 6; Onorati 1982, p. 180; Stenico 2004c, p. 292.